lunedì 5 novembre 2012

Cantante per caso. Intervista esclusiva ad Andrea Nardinocchi




Andrea Nardinocchi nasce a Bologna nel 1986, dove tuttora vive. 
Appassionato di basket, in particolare del “free style basket” di cui diventa campione italiano, un giorno capisce che no, quella non è la sua strada. Decide quindi di iscriversi ad una scuola, la Music Academydi Bologna, dove l’iniziale curiosità si trasformerà ben presto in passione. 

Occhi grandi, temperamento artistico e un grande talento nel mixare con scioltezza soul ed elettronica al beatbox(ovvero la produzione di suoni ritmici con la bocca). 

La Voce ha intervistato per voi il giovane artista. 

Andrea nell’era in cui tanti, forse troppi, sentono il richiamo dell’arte, studiano anni e poi si presentano ai reality per diventare famosi, tu sei diventato cantante per caso. Com'è successo? Ho coltivato la passione del basket sin dalla più tenera età e l’ho portata avanti per tutta la mia adolescenza, per tutta la mia vita si può dire. 
Arrivato a 18 anni ho avuto un momento di crisi perché giocare a basket non mi divertiva più. Quindi non sapendo cosa avrei fatto, nel momento in cui ho smesso di giocare ho voluto provare per mera curiosità a cantare, sebbene non fosse mai stata una mia passione. 
Quindi sono andato in una scuola e ho iniziato a conoscere persone che mi hanno aperto orizzonti su nuovi generi che non conoscevo e ho iniziato ad appassionarmi. 

Sai suonare il pianoforte, ma utilizzi anche strumenti un po’ particolari. Quali sono? 
Quando ho iniziato a cantare non sapevo suonare nessuno strumento, di conseguenza ho fatto un po’ di necessità virtù e ho iniziato ad usare una loop station, strumento che permette di registrare la propria voce e poi rimandarla in modo ciclico, permettendo a chi la sta suonando di sviluppare tutte le parti di arrangiamento vocale. Questo sicuramente è stato uno dei primi strumenti che mi sono serviti come approccio iniziale alla musica. Lentamente ho imparato a suonare il piano, il basso e altri strumenti che poi mi sono serviti nella scrittura e nella composizione. 

Dicono che tua sia il nuovo Tiziano Ferro… 
A me sembra molto diverso lo stile di Ferro, però capisco che ad un ascolto superficiale è facile assimilarmi a lui. 

Balli anche l’hip hop. Per ballare e cantare ti ispiri a qualcuno? A dire la verità no. Mi è sempre piaciuto ballare ma l’ho sempre vissuto come hobby, portato avanti per conto mio, da autodidatta. Sono certamente stato influenzato da tutto ciò che è la cultura hip hop, ne ho assorbito molto lo stile.
 
Quando canti “Cerco un posto che mi toglie il male di vivere”, a cosa ti riferisci? 
Mi riferisco al malessere generale che si ha quando si è depressi, abbattuti da quello che viviamo e quando non si sa dove sbattere la testa, perchè non si sa qual è il posto per noi.

Si può dire che hai trovato il posto per te? 
Non lo so, sono molto cauto nel tirare conclusioni. Ho appena iniziato, devo ancora fare molto, c’è un album in lavorazione. Sicuramente in questo momento, questa è la cosa a cui mi sto dedicando quindi posso dire che,per il momento, ho trovato il posto per me.