lunedì 24 dicembre 2012

Ripetizioni? Sei di più! Intervista a Marianna Ventola, Socia Amministratrice di Sei di più

 



Il Centro Studi Sei di Piu' nasce dalla collaborazione di un gruppo di docenti animati da passione ed esperienza pluriennale nel campo dell’insegnamento, affiancati e coordinati da figure di professionisti della formazione.
 
L’ obiettivo è aiutare gli adolescenti a superare le difficoltà scolastiche, non solo mediante il passaggio di contenuti tramite le classiche “ripetizioni”, ma anche e soprattutto insegnando ai ragazzi un metodo di studio realmente efficace e adeguato alle attitudini di ciascuno. 

La Voce ha intervistato Marianna Ventola, Socia Amministratrice di Sei Di Più. 
Com’è nata l’idea di creare Sei Di Più? È nata da un’esperienza precedente poiché sia io che le colleghe Lucia e Anna già facevamo questo mestiere. È un lavoro che avevamo già impostato, ci era piaciuto e avevamo visto che c’era un buon riscontro da parte dei genitori e dei ragazzi quindi ci siamo lanciate nell’impresa. Di fondo c’è l’idea di dare un aiuto ai ragazzi e alle loro famiglie. 
Cosa propone il vostro centro? 
Proponiamo ripetizioni in tutte le materie per liceali, principalmente, ma ci sono anche diversi ragazzi delle scuole medie e dell’università. Abbiamo avviato l’attività di tutoraggio e percorsi di accompagnamento, con un’attenzione particolare al metodo di studio. 


Quali sono i problemi più frequenti tra gli adolescenti che si rivolgono a voi? 
Per quanto riguarda i liceali è soprattutto un problema di metodo. E non è da sottovalutare il grosso cambiamento dato dal passaggio dalla scuola media alle superiori. Non sono proprio pronti ad affrontare le richieste che vengono fatte, hanno un approccio alla scuola spesso ancora infantile. on mancano poi altre cause: dalla scarsa motivazione allo studio alla scelta di un indirizzo sbagliato, anche per questo motivo abbiamo avviato percorsi di ri-orientamento. Alcuni hanno poca autostima, magari perché non sono motivati nel modo giusto; in questi casi il nostro lavoro può essere molto efficace perché quando il ragazzo prende consapevolezza di sé e delle sue capacità, spesso anche i voti migliorano. 
Seguite anche ragazzi con disturbi specifici dell' apprendimento. Per loro che attività organizzate? 
Le attività sono le stesse, ma gli insegnanti aiutano gli studenti a trovare le strategie più efficaci per memorizzare ed esercitarsi. In realtà i ragazzi con d.s.a. sono molto intelligenti, ma hanno bisogno di utilizzare metodi diversi. Rispetto a queste problematiche, effettuiamo anche degli screening all’interno delle scuole elementari. 
Che progetti avete per il futuro? 
Il nostro obiettivo è allargare sia il nostro bacino d’utenza che il tipo di proposte. Ad esempio, rispetto al primo anno di attività, abbiamo già introdotto corsi di latino per studenti delle scuole secondarie di primo grado, ripassi guidati e esercitazioni nelle varie materie, corsi per l’ottenimento delle principali certificazioni internazionali (PET, First Certificate, Delf, Goethe) e conversazioni con insegnanti madrelingua. 

Intervista esclusiva a Ivana Spagna. "Il mio successo? Lo devo alla mia sincerità"





Ivana Spagna ne ha fatta di strada: ha iniziato a cantare in giovanissima età e non ha più smesso, collezionando un successo dopo l’altro e facendosi apprezzare da grandi e piccini. Legatissima alla famiglia d’origine, l’artista nonostante l’importante carriera nel mondo della musica è rimasta una donna umile, senza farsi stordire dal successo, e continua ad amare le cose semplici della vita. 

La Voce l’ha intervistata per voi. 

Il 20 dicembre sarà all’inaugurazione del Pass Club a Torino, locale che il giorno dopo ospiterà il concerto gratuito dei Free Voices Gospel Soloist a scopo benefico. Che performance ci aspetta? 
Sarà quella che faccio di solito in questo genere di locali, mi esibirò con le canzoni più significative perché il concerto con i musicisti si fa d’estate ma la tournée è finita da non tantissimo. Canterò canzoni cheritengo siano più emblematiche del mio repertorio: Il Re Leone, Gente come Noi, la Dance Call me. Quelle che la gente è più contenta di ascoltare.
Come fa Ivana Spagna a non passare mai di moda? Speriamo che continui così! Mi fa piacere, a volte vedo con bellissima sorpresa le reazioni della gente che mi segue. Anche i bambini mi apprezzano, perché canto il Re Leone. Io penso che quando fai il tuo lavoro con sincerità, è impossibile non avere un ritorno:la gente avverte tutto. Quando sono in tournée io mi vesto da angelo, da Mary Poppins, faccio di tutto per fare divertire le persone. Voglio regalare sorrisi soprattutto in questi tempi: ci stanno portando via tutto, anche il sorriso ci stanno rubando.
Il 17 dicembre è stata ospite al concerto di Valerio Scanu. Che consiglio sente di dare a lui e più in generale ai giovani che si avvicinano alla musica?Valerio ha bisogno di pochi consigli perché è un ragazzo davvero maturo per la sua età, è uno forte. L’unica cosa che mi sento di dire ai giovani è di non perdere mai il contatto con la realtà, di prendere le cose belle come grazia ricevuta e non come dovute. Godersi ciò che di bello arriva, incassare le critiche perché ci sono anche quelle e sapendolo bisogna imparare ad apprezzare delle cose belle al 100% .
È diventata un’icona gay. Come mai secondo lei? Per il suo trasformismo? 
Non saprei, ma ho molti amici gay. Mi trovo bene a parlare con loro perché sono molto più aperti. Su certi argomenti mi scontro con la reticenza della gente, allora questi li affronto con loro. Amo molto la loro spiccata sensibilità.
Che progetti ha per il 2013? 
Innanzitutto sto iniziando adesso il mio album nuovo, ma non so dire quando sarà pronto. 
Sarà in italiano, ormai decido la lingua sempre all’ultimo momento, vedo come stanno meglio le parole sulla musica. Nel frattempo ho molte altre cose da fare: il concerto del Vaticano per Santo Stefano, il concerto dell’Ultimo dell’Anno, “La Vita in diretta” il giorno dopo, poi “Unomattina”… Bollono molte cose in pentola! 

Intervista esclusiva ad Andre Mingardi. "Ascoltate il mio cd: i muri di casa si coloreranno di rosa"




“Sara, diamoci del tu!”. Andrea Mingardi è come lo vedete: spontaneo, alla mano e ironico. Rompe subito il ghiaccio con quella frase ed è impossibile non sentirsi a proprio agio, sembra di essere al telefono con un amico di vecchia data. L’inconfondibile voce, un po’ roca, viaggia da un argomento all’altro: risponde alle domande, dice la sua e chiede a me cosa ne penso. 

Il cantante si racconta a La Voce. 

Andrea, che farai a Natale? Innanzitutto guarderò sorridendo i Maya! 
Poi farò le solite cose che fanno tutti: starò insieme alle persone che amo facendo cose semplici. Io, la mia compagna e le mie figlie abbiamo una missione: cercare di non ingrassare!
Auguri auguri auguri è un disco natalizio d’essai registrato con la The RossoBlues Brothers Band, formazione allargata di grandi musicisti diretta dal maestro Maurizio Tirelli con la quale ti sei divertito a reinterpretare in chiave inedita brani senza tempo né età. Come è nata l’idea di comporre quest’album? Il regista del film Il peggior Natale della mia vita mi ha confidato: “Per me è il Natale coincide con l’iconografia americana: Babbo Natale, l’albero, il camino acceso, i regali, ciò che salta agli occhi anche nei film in bianco e nero degli anni ‘50.” Allora sono andato a cercare delle canzoni meravigliose, con la mia band ne abbiamo riadattate alcune tra cui White Christmas, ne abbiamo cambiato la melodia e le abbiamo suonate in modo, se posso dirlo, delizioso, anche grazie al l supporto delle Soul Sisters (Manù Cortesi e Vanessa Vaccari, ndr) che cantano con noi. Un fenomeno assoluto! 
Condisco la canzone un tocco di soul e blues e grazie al contributo gospel è diventato un prodotto straordinario, ogni volta che lo suoniamo ci diverte. 
Auguri auguri auguri è la canzone scelta per lo spot Conad. Doveva essere una canzone come le altre, ma riascoltandola ci siamo resi conto che aveva vita propria: è una canzone augurale, più evocativa di “Tanti auguri a te!”, che viene consumata in 5 secondi di imbarazzo durante le feste di compleanno. La mia canzone offre un quadro su passato presente e futuro sconvolgente, per questo l’abbiamo scelta come titolo. Tutti abbiamo bisogno di un happy end.
“Tanti auguri cancelliamo gli anni duri”, recita il testo della canzone. C’è un riferimento alla crisi che il nostro Paese sta vivendo? 
Gli anni duri ci sono sempre: non è solo la crisi che ha messo in ginocchio le famiglie. Ci sono momenti up e momenti down e dobbiamo avere la forza di pensare all’alternanza delle stagioni. 
Se metti su il cd e lo lasci andare, i muri della casa si colorano di rosa. C’è qualcosa in queste note che aiuta e tira su il morale: è un’iniezione di serenità.
In un’intervista di qualche anno fa hai dichiarato: “Penso che la musica italiana manchi un po’ di rivoluzione”. Come mai? 
Certamente non è una critica alla musica italiana perché parte dal dio della musica, ho le mie responsabilità anch’io. Se penso a ciò che hanno fatto alcuni, dai Genesis a Jimi Hendrix, dagli Essence alla Premiata Forneria, l’alta richiesta che c’è da parte di case discografiche e anche da parte della televisione che vuole un risultato mediocre nell’immediato, mi induce a pensare che si è un po’ creata l’idea dell’usa e getta, tutto può essere sostituito. Non c’è una gran voglia di coinvolgimento e di rivoluzione, e se magari qualcuno è rivoluzionario o coinvolgente di certo né radio né tv gli danno spazio. 
Ad esempio, ieri sera ho visto X-Factor e come si fa a dire che i concorrenti cantano male? È impossibile! C’è un apparato scenografico che nella nostra carriera non ci siamo mai sognati di avere, che aiuta a fare digerire al pubblico un copione che non reggerebbe da solo. Tutti sono bravi, ma sembra il campionato mondiale di karoke! Poi magari c’è anche qualcuno che ha delle qualità però un conto è eseguire performance originali aiutato da scenografia clamorosa, un altro è il percorso singolo dell’artista e l’artista è sempre da solo, è così costruisce il suo edificio: nella solitudine. Questo è un elemento che manca, infatti la maggior parte di loro, finita la trasmissione, apre una pizzeria. 


L’album contiene inoltre la colonna sonora del film Il peggior Natale della mia vita, secondo episodio che fa da sequel alla saga ideata e diretta da Alessandro Genovesi, che ti vede fra l’altro nuovamente in veste di attore in compagnia di Fabio De Luigi, Diego Abatantuono, Laura Chiatti. Come ti sei trovato sul set? Una vera famiglia! Interpretando il padre di De Luigi, non solo in questo ma anche nel film precedente, avevo già instaurato con Cristiana, con Fabio, con Antonio, con il regista, con il produttore un rapporto fraterno. Il cinema è faticoso: stai in piedi 4 ore per provare una luce e dire ‘Buongiorno!’, però è stato fantastico, ci siamo molto divertiti, anche grazie ad Ale&Franz e Laura Chiatti, uno splendore assoluto. Il film è quello che si dice una straordinaria e leggera commedia italiana ben riuscita. In fondo il cd, che riporta canzoni della colonna sonora, e il film vanno nella medesima direzione: vogliono mostrare alla gente che un altro scenario è possibile, non solo quello di telegiornali, di disastri incombenti che ci vengono caricati sulle spalle quotidianamente


Musicista, scrittore, attore… Che altri progetti hai per il futuro? 
Sto lavorando già da mesi al mio nuovo disco di inediti e ho voglia di fare qualcosa di davvero coinvolgente, anche solo per divertimento. 

I am (also) an alien! in mostra




Come già vi avevo accennato in qualche pezzo fa, è difficile al giorno d’oggi dire cosa sia per noi “irreale” e “diverso”. In Freaks, il meraviglioso film di Tod Browning del 1932 si vedono riuniti a cena dei “mostriciattoli” con una donna bellissima. Incentrato sul capriccio della natura, la pellicola si presenta come un'amara, caustica ma anche toccante allegoria sulla "diversità", affermando che spesso è proprio dietro la "normalità" che si nasconde la vera "mostruosità". 

Partendo da questa riflessione nasce l’idea della mostra dal titolo I am (also) an alien! a cura di Gaia Serena Simionati. 
Il titolo della mostra deriva dal libro Uomini che odiano le donne. La frase è infatti scritta in una delle magliette indossate dal fantastico personaggio di Lisbeth Salander. Nata dalla fantasia di Stieg Larsson, Lisbeth è presente in tutta la trilogia e viene eccellentemente caratterizzata come un esserino poco prestante fisicamente, piena di tatuaggi, quasi anoressica, ma con un cervello meraviglioso, chiusa in un suo mutismo dovuto a sofferenze pregresse. In realtà Lisbeth è geniale. 

Spesso queste sono le caratteristiche tipiche di artisti che si sentono incompresi e lo rimangono. Pur avendo idee originali, molto all’avanguardia rispetto alla comprensione della gente media, si chiudono in momenti alienanti con se stessi e, spesso anche in mezzo agli altri. 
La mostra si focalizza quindi su tematiche quali l’identità, la ripetizione alienante del gesto, la ciclicità della creazione, le identità provenienti dallo spazio, la probabile clonazione umana, gli avatar, il volume del cosmo. In sostanza l’Altro da noi. 
La mostra vedrà la partecipazione per la prima volta in Italia del Maestro Harun Farocki con i video Watson is down e Immersion. Inoltre Bertrand Lamarche, candidato Premio Duchamp a Parigi, Emmanuel Régent proveniente dal Museo di Nizza, assieme ai giovani Soldà e Contant. 

I am (also) an alien! 
Opening martedì 11 dicembre h 18 
11 dicembre 2012 – 8 febbraio 2013 
HoH art 
Via Guido d’Arezzo 17, Milano 
www.hohart.com 
orari: martedì – sabato 10-13 / 15-19 

Ceramica da indossare



Officine Saffi propone una raffinata ricerca di gioielli contemporanei in ceramica, oggetti resi unici dall'abilità e dal genio degli artisti. 

Forme, colori, dettagli che stupiscono per la varietà dei risultati. 
Contemporary Art Jewels - ceramica da indossare  presenta una selezione di gioielli di 15 artisti internazionali. Offre la possibilità di vedere riunite per la prima volta in Italia preziose creazioni in ceramica, veri e propri gioielli d’arte, ceramica da indossare! 

Da scintillanti pesci ancora imbrigliati nelle maglie ossidate delle reti - collane di Nina Sajet, agli ammalianti oggetti della seduzione di Martha Pachon ispirati agli oggetti della tradizione africana, ed ancora i paesaggi urbani della coreana Seyon Kim, i bambù d'eté di Shu Lin Wu, le aeree creazioni con scaglie porcellana di Luca Tripaldi, le condense argentee di Violine Ulmer, le ricercatissime miniature di Peter Hoogeboom. 

Contemporaneamente sarà possibile ammirare i gioielli in ceramica "storici" provenienti da una collezione privata. 
Gli altri artisti in esposizione sono Maria Agozzino, Agata Bartos, Edith Bellod, Trinidad Contreras, Fabrizio Dusi, Judith Peterohff, Nina Sajet,, Violaine Ulmer, Iris Verstappen, Pauline Wiertz.
Gli Artisti Collezione della privata Enrico Baj, Giacinto Cerone, Ceramiche Gatti, Ana Cecilia Hilar, Roberto Sebastian Matta, Pietro Melandri, Luigi Ontani

La mostra sarà corredata da una pubblicazione, edita da OS Publishing con testo introduttivo di Alessandra Quattordio. 

Durante il periodo di apertura al pubblico sarà programmato un calendario di appuntamenti aperti al pubblico: conferenze, incontri e performance. 


Contemporary Art Jewels – Ceramica da indossare 

Fino al 18 gennaio 2013 
Officine Saffi, Ceramic Arts Gallery. Via A. Saffi 7, Milano. 
Tel: +39 02 36 68 56 96 
info@officinesaffi.com 
Orari: dal Lunedì al Venerdì, dalle 10  alle 19, Sabato su appuntamento