Domani mercoledì 13 novembre al Memo Restaurant di
Milano il chitarrista e cantante Andrea Tarquini
presenterà per la prima volta dal vivo a Milano “REDS! Canzoni di
Stefano Rosso” che contiene 10 brani del repertorio del cantautore romano Stefano
Rosso, asciugati dalle sonorità anni ’70 ed impreziositi da eleganti
arrangiamenti legati alla tradizione musicale nordamericana.
In quest’album, la voce e la chitarra di Andrea Tarquini fanno rivivere
le storie della Trastevere anni ‘70 raccontate da Stefano Rosso nel corso della
sua carriera, riportando a galla perle nascoste del cantautore
romano, come l’inedito “C’è un vecchio bar”, brano scritto e composto da
Stefano Rosso, ma mai inciso.
La Voce ha intervistato l’artista per voi
“REDS! Canzoni di Stefano Rosso” è il tuo ultimo lavoro. Com’è
nato?
Molto
del merito va a Luigi Grechi De Gregori. Fu lui a spingermi a fare questo
disco. Mi diceva "ma insomma! tu suoni bene la chitarra, sei un buon
cantante, suonavi con Stefano Rosso, nessuno come te può ‘entrare’ in quel
repertorio con la conoscenza ed il rispetto necessari, cosa aspetti a fare
un disco?”
Luigi
aveva ragione. Da qui pian piano iniziammo a cercare adesioni e pian piano
arrivarono. Quella di Paolo Giovenchi che ha prodotto il disco sul piano
artistico, e insieme a Paolo abbiamo sottoposto la nostra idea ad Enrico Campanelli
che ha realizzato la produzione sul piano esecutivo. A Campanelli l'idea
piacque, quando arrivò il suo "via" siamo partiti. La quantità e la
qualità delle adesioni artistiche ricevute è stata una cosa inaspettata.
Quindi
seppur con molte fatiche tutto è andato come doveva andare, anzi meglio. Posso
dire che l'esperienza ed il talento di Giovenchi è stato speculare alla serietà
di Campanelli e della Enriproductions ed insieme sono state speculari a loro
volta, tanto alla bellezza dei brani che al mio impegno ed alla serietà di chi
ha fatto i suoni del disco.
Come mai sei legato alla tradizione musicale nordamericana?
Principalmente perché da piccolo ascoltai alcuni dischi di folk
americano, poi quando fui più grande scoprii che Stefano Rosso suonava quel
genere musicale oltre a fare le sue canzoni.
Quando smettemmo di suonare insieme proseguii a fare quella musica allargandomi
anche verso generi limitrofi, ma fondamentalmente è ciò che ho sempre fatto.
L'intervista continua qui