Roberto Fabbri sorride con gli occhi. Non lo vedo, ma lo
sento dall'altro capo del telefono.
È un’esplosione di gioia di vivere, tanto che quando la telefonata è
finita ho una carica di positività che mi accompagna per qualche ora.
Riconosciuto a livello internazionale e particolarmente apprezzato nella
terra dei toreri come uno dei maggiori esponenti della chitarra classica
contemporanea, Fabbri alla carriera concertistica ha da sempre affiancato una
notevole attività editoriale, collaborando con numerose case editrici.
Andate a leggere cosa mi ha raccontato….
Roberto, il 19 marzo hai tenuto un concerto all’Auditorium Parco della Musica di
Roma . Com’è andata?
Diciamo che suonare a Roma, la mia città, è sempre una grande emozione. Poi
il Parco della Musica è speciale per un musicista. Il pubblico è accorso numeroso
e ha riempito la Sala Petrassi che può sembrare inusuale per un concerto di
chitarra, invece gli spettatori sono stati calorosi. La sonorità era fan
statica, ideale per suonare. Tutto è
andato molto bene, sono estremamente soddisfatto.
Come hai cominciato?
Ho ascoltato il suono delle 6 corde da bambino e mi sono innamorato. Ho
avuto l’imprinting a causa di una chitarra
abbandonata in casa e già a 1 o 2 anni mi divertivo a pizzicare le corde. A 6
anni ho iniziato a studiare e questa passione non si è più fermata: sono
entrato in conservatorio a 12 anni, ho studiato al "S. Cecilia" . È tutta la vita
che sto con la chitarra in mano!
A novembre è uscito il tuo
terzo album, “Nei tuoi occhi”. Com’è nato?
Si tratta di brani dove il fil
rouge è l’amore, non solo per una donna, ma per la musica, per la chitarra,
per la vita. Questo album è importante perché
ho voluto una versione più corale, dopo 2 album da solista. Suono infatti con
quartetto di chitarre e quartetto d’archi. Anche al concerto c’è stata questa
coralità che conferisce una dimensione
diversa alla chitarra classica.
In Spagna sei tra gli artisti
italiani più conosciuti. Ti
è stato commissionato un concerto per
chitarra e orchestra, per il 25° anniversario della morte del più grande
chitarrista classico di tutti i tempi. Che effetto ti ha fatto?
Mi ha dato una grande emozione ed
è stato un bell'impegno. Nel 2010 mi diedero un premio importante “Socio
de Honor” e poi In occasione del XXVI Festival Internacional
Andrés Segovia 2012 di Madrid dello scorso 26 ottobre , mi
commissionarono questo concerto. Non nego un po’ di timore e titubanza, d'altronde era la celebrazione di un grande artista. Però ero tanto entusiasta che m sono
messo a lavorare di buona lena e ho realizzato un buon lavoro. Ho suonato a
Madrid nella cattedrale dove vengono battezzati i regnanti spagnoli. Davvero un
onore!
In Italia purtroppo gli spazi per
un certo tipo di musica non si trovano…
L'intervista continua qui