Lizzy , spirito libero e allergica a ogni tipo di relazione,
scappa da Londra a causa di un ex fidanzato stalker. Rifugiatasi a Parigi, dove
vive ancora l’anziano nonno, scopre che tutte le donne della sua famiglia, la
nonna prima e la madre poi, hanno combattuto contro pregiudizi e razzismo in
nome dell’amore. E anche lei, superati i blocchi, lo farà.
Desiderio di indipendenza, coraggio, scelte di vita,
razzismo e pregiudizio si intrecciano nell’’ultimo romanzo di Marta Lock dal titolo “Ritrovarsi
a Parigi”, edizione Albatros.
Classe 1970, Marta nasce a Terni, una realtà che come mi racconta durante il nostro
piacevole pranzo “mi va troppo stretta.
Le città piccole vanno bene per chi non ha la curiosità di capire come vive il
resto del mondo, quindi non per me”.
Decide di lasciare la sua città per fare animazione nei
villaggi turistici all’estero come ballerina e insegnante di fitness trascorrendo
mesi a Djerba, in Messico e a Cuba, paesi dei quali scrive nei suoi romanzi “Notte Tunisina” e “Quell’anno a Cuba”.
“Ho assorbito tutto,
ogni esperienza, come una spugna, ma qualcosa mi bloccava. E poi un bel giorno
ho avuto il desiderio insopprimibile di scrivere. Non sapevo neanche di avere
dentro così tanto. Scrivere mi ha resa consapevole delle mie emozioni. Avevo un
grande temperamento artistico che però non trovava mai l’espressione giusta: ho
fatto danza, teatro… Poi ho iniziato a scrivere,
e non mi sento mai così appagata come
quando scrivo”.
Da che idea nasce questo libro?
“Questo è libro è nato
perché volevo scrivere, in versione romanzata, la storia dei miei nonni a cui
sono legatissima. Ho iniziato a scrivere poi la storia è andata avanti da sola!
Passato e presente si intrecciano con armonia: la protagonista, Lizzy, si
confronta spesso con il nonno che è un presenza importante, poichè ha un blocco
emotivo: fugge di continuo dalle relazioni perché ha sofferto dell’abbandono da
parte del padre. Si può dire che è un romanzo di formazione perché la
protagonista matura nel corso della storia: capisce che non è tutto come
sembra, che esistono diverse motivazioni che possono giustificare il
comportamento degli altri”.
L'intervista continua qui
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