martedì 19 febbraio 2013

Intervista esclusiva a Marta Lock: "Non mi sento mai così appagata come quando scrivo"




Lizzy , spirito libero e allergica a ogni tipo di relazione, scappa da Londra a causa di un ex fidanzato stalker. Rifugiatasi a Parigi, dove vive ancora l’anziano nonno, scopre che tutte le donne della sua famiglia, la nonna prima e la madre poi, hanno combattuto contro pregiudizi e razzismo in nome dell’amore. E anche lei, superati i blocchi, lo farà.
Desiderio di indipendenza, coraggio, scelte di vita, razzismo e pregiudizio si intrecciano nell’’ultimo romanzo di Marta Lock dal titolo “Ritrovarsi a Parigi”, edizione Albatros.
Classe 1970, Marta nasce a Terni, una  realtà che come mi racconta durante il nostro piacevole pranzo “mi va troppo stretta. Le città piccole vanno bene per chi non ha la curiosità di capire come vive il resto del mondo,  quindi non per me”.
Decide di lasciare la sua città per fare animazione nei villaggi turistici all’estero come ballerina e insegnante di fitness trascorrendo mesi a Djerba, in Messico e a Cuba, paesi dei quali scrive nei suoi romanzi “Notte Tunisina” e “Quell’anno a Cuba”.
“Ho assorbito tutto, ogni esperienza, come una spugna, ma qualcosa mi bloccava. E poi un bel giorno ho avuto il desiderio insopprimibile di scrivere. Non sapevo neanche di avere dentro così tanto. Scrivere mi ha resa consapevole delle mie emozioni. Avevo un grande temperamento artistico che però non trovava mai l’espressione giusta: ho fatto danza, teatro…  Poi ho iniziato a scrivere, e non mi sento mai così appagata come quando scrivo”.

Da  che idea nasce questo libro?
“Questo è libro è nato perché volevo scrivere, in versione romanzata, la storia dei miei nonni a cui sono legatissima. Ho iniziato a scrivere poi la storia è andata avanti da sola! Passato e presente si intrecciano con armonia: la protagonista, Lizzy, si confronta spesso con il nonno che è un presenza importante, poichè ha un blocco emotivo: fugge di continuo dalle relazioni perché ha sofferto dell’abbandono da parte del padre. Si può dire che è un romanzo di formazione perché la protagonista matura nel corso della storia: capisce che non è tutto come sembra, che esistono diverse motivazioni che possono giustificare il comportamento degli altri”.

L'intervista continua qui

Nessun commento:

Posta un commento