La prima impressione che si ha su Jacopo Ratini è che sicuramente è un
tipo un po’ sui generis, nonostante
l’aria da rocker che ai tempi del liceo mi avrebbe fatto sbavare nei corridoi.
Appassionato di musica sin di
piccolo, Jacopo inizia a fare della sua passione un mestiere nel 2008.
Disturbi di personalità,
il suo ultimo album, prodotto dall’Etichetta
Atmosferica Dischi, sono composto da 11 brani in chiave “pop d’autore”,
con musiche divertenti, ballabili e testi schietti, diretti e riflessivi, che
oscillano tra il sociale, l’ironico e l’intimista. Per la parte
grafica, ha affidato le sue idee al geniale pennello di Marino
d’Amore (già autore delle vignette ironiche del suo libro Se
rinasco voglio essere Yoko Ono) che ha raffigurato, sulle dita di una
mano, i personaggi rappresentanti vari disturbi di personalità: il depresso, il
killer antisociale, l’esibizionista, l’uomo affetto da personalità multipla
(Napoleone) e sul pollice, in ultimo, la caricatura di Jacopo Ratini che li guarda
impaurito ed esterrefatto.
Cantautore, scrittore di poesie e
racconti, Jacopo appare subito un ragazzo ricco di sfaccettature che sono
curiosa di conoscere.
Leggete cosa mi ha raccontato…
Jacopo, parliamo di musica, una delle tue passioni. Nel 2010 hai partecipato
a Sanremo con una canzone d’amore intitolata Su questa panchina. Cosa ci
puoi raccontare di questa esperienza?
Sicuramente è stata una bella esperienza
da un punto di vista artistico e anche formativo perché comunque pur essendo
autore e scrittore, la mia massima ambizione era il Festival di Sanremo, ho
sempre avuto il pallino.
Nel bene e nel male, con tutte le
voci positive o negative intorno a questo evento resta la manifestazione più
importante della musica italiana. Per me sin da piccolo era un sogno che poi si
è avverato e quando i sogni li vivi, conosci tutto anche i retroscena. È un’esperienza
che rifarei, poiché la considero positiva nel complesso.
Mi ha colpito molto un tuo brano Studiare, Lavoro, Pensione e poi Muoio. Ce la godiamo poco?
Sicuramente il messaggio è che stavo
sbagliando strada. La mia pancia, il mio cuore e la mia testa erano in
contraddizione. Io lavoravo in un ufficio 8-9 ore al giorno, facevo selezione
del personale (Jacopo è laureato in
psicologia del lavoro, e si nota anche dalla sua abilità nell’aggirare l’ultima
domanda, ndr) e la mia anima aveva preso un’altra strada. Dico infatti “farò
la rock star quando sarò in pensione” perché pensavo che avrei fatto l’artista
solo dopo. Era ingabbiata in un ruolo che poi è la vita quotidiana, siamo tutti
costretti a fare cose che non ci piacciono, ma vanno fatte.
Una volta si studiava per avere
un lavoro migliore, una pensione e avviarsi alla fine della vita. Oggi invece
si studia tanto, per lavorare... Poco, la pensione chissà chi la vedrà. Solo la
morte è rimasta una certezza!
Ma se non cambiamo le carte in
tavola, nessuno lo farà al posto nostro.
Hai collaborato con Claudia Koll curando la colonna sonora del suo
musical Vacanze Romane. Hai avuto
modo di conoscerla?...
L'intervista continua qui
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