Marco Sabiu nasce
nel 1963 a Forlì, dove tuttora vive. Diplomato in Pianoforte (con Lorenzo
Bavaj, pianista di Jose Carreras) al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro dove
ha studiato anche Composizione, Marco inizia prestissimo a lavorare
nell'industria musicale come tastierista e arrangiatore.
Si trasferisce a Londra, dove vivrà dieci anni, e collabora
con artisti dal calibro internazionale.
Dopo molti anni al servizio degli altri artisti decide di
fare musica: usando soltanto un piano a coda e un vecchio armonium, registra
una collezione di dodici ninne-nanne.
Di recente è uscita una seconda versione dell’album “Charlemagne: By The Sword And The Cross”, intitolata
“Charlemagne: The Omens of Death”.
Andate a leggere cosa mi ha raccontato…
Dopo il vasto successo del primo album “Charlemagne: By The Sword And
The Cross”, premiato ai Golden Gods Award di Londra 2010, con la voce di
Christopher Lee, è appena uscita una seconda versione dell’album. Che
ispirazione hai seguito?
In realtà quest’album era già
uscito nel 2010, il connubio perfetto tra Wagner e i Metallica! Era molto più
sinfonico e gotico, seguiva un po’ l’ispirazione del musical.
Poi sono stati ripresi i pezzi in
un disco totalmente heavy metal, con musica arrangiata dal chitarrista dei
Judas Priest Richie Faulkner e dato che era più rock della versione precedente,
il titolo è cambiato in “Charlemagne: The Omens of Death”.
Il tema è sempre lo stesso, ma visto
da due prospettive diverse: la prima più sinfonica, pop-rock, invece quest’ultima
è proprio metal pesante, pensata per il pubblico metallaro.
E poi, la chitarra elettrica si
sposa alla perfezione con la voce di Christopher Lee.
Durante la prima settimana di uscita, il secondo album è stato no.1
nella classifica ‘metal’ di Amazon, mentre il primo album è stato no.1 nella
classifica ‘rock’ di Amazon. Che effetto ti ha fatto?
Essere primo in classifica fa
sempre un bell'effetto! Non fa mai male, dà sempre una bella carica. Magari fosse
così tutti i mesi… Ma non è facile, tuttavia sono estremamente soddisfatto.
Com’è lavorare con un leggendario attore del calibro di Christopher Lee?
So che la sua prima impressione quando
ti ha conosciuto è stata: “Quando ho
incontrato il maestro, mi aspettavo un uomo di mezza età dignitoso, invece ho
visto questo piccolo, folle italiano, con capelli e pensieri pazzi”…
(Scoppia a ridere, fragorosamente, ndr). Appena lo incontri t’intimorisce!
Ero abituato da ragazzino a vederlo nei film e trovarmelo davanti, così alto, mi
ha letteralmente tolto il respiro. È carismatico, quando entra in una stanza ti
ipnotizza con lo sguardo, è una calamita.
Hai inoltre raggiunto la vetta della classifica di iTunes Classica
Italiana due volte, nel 2011 e 2012, in occasione dei suoi album soli di musica
crossover “Sabiu No.7” e “Audio ErgoSum”. Due album molto diversi dalla saga "Charlemagne"…
Totalmente! Sono due dischi
strumentali, basati sul pianoforte e sull'orchestra, con atmosfere rilassanti:
il genere che preferisco. Sono lavori completamente diversi rispetto a "Charlemagne".
“Audio ErgoSum” segna l’inizio della
collaborazione con il leggendario cantante degli Yes, Jon Anderson, con cui sto lavorando a un nuovo album e un tour
insieme per il 2014.
Hai raggiunto vasta fama televisiva partecipando in modo alquanto originale
al Sanremo Festival – rompendo violini, strappando frac e lanciando fogli sul
palco! – e hai letteralmente rivoluzionato l’immagine del direttore d’orchestra
del Festival. Che ricordo hai di quest’esperienza?
Sì, ho scatenato l’inferno! Sono
stato catapultato su quel palco con Antonella (Clerici, ndr) che è stata generosa, mi ha dato tanto spazio.
È stata un’esperienza
elettrizzante, mi sono divertito molto.
Spero di ripetere
quest’esperienza con la stessa conduttrice perché una persona stupenda con cui
lavorare! È una donna umanamente grande: è proprio come la vedi, sul palco e
nella vita.
Ha collaborato con molti artisti molto importanti, Tanita Tikaram, Perry
Blake, Francoise Hardy, Filippa Giordano, Luciano Pavarotti ed Ennio Morricone.
Hai qualche aneddoto divertente da raccontarci?...
L'intervista continua qui
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