Roma - Ampie pennellate materiche, colpi decisi per una pittura calda ed emotiva. Roma ospita le opere di Claudio Malacarne, dedicandogli una personale nella mostra “Mirò. Poesia e luce” a partire dal 18 marzo 2012. Catturato dal fuoco dell’arte a soli 14 anni, Malacarne nasce a Mantova nell’estate del 1956. Sin da subito il disegno si configura per lui come un campo d’azione e di riflessione privilegiato. È un atelier ininterrotto, dove emerge l’irrefrenabile istinto naturale di possedere la realtà attraverso l’immagine.
Prediligendo come soggetti il paesaggio, gli animali e l’acqua, l’artista studia presso ilmaestro Enrico Longfils con metodica applicazione, scoprendo “mezzi diversi” come la matita, che gli permette di insistere sulla plasticità dei soggetti animali, rappresentati sempre con grande espressività; l’inchiostro di china che utilizza prima a segni minuti e spezzati, poi a tratti più densi e continui, spesso sciolti in liquide acquarellature, preludio alla Natura morta con bottiglia, frutta e sveglia del 1970.
Maturata la sua ricerca pittorica, che lo annovera tra i più fecondi coloristi del nostro tempo, negli anni ’80 si lascia ispirare dalla corrente post-impressionista di Gauguin, Van Gogh e Matisse, privilegiando la materia pittorica plein lumiere: nei suoi “giardini incantanti” le ombre sono colorate tanto sottilmente da non essere quasi percepite e una luce irradia sfolgorante tutto il paesaggio. Un vortice di colore fluorescente moltiplica il climax luminoso, dando la sensazione che stia immortalando un attimo sperduto nel tempo e nello spazio.
Con le teste di animali nel Polittico 2007, Malacarne mostra la lotta tra il proprio ideale di mondo platonico e i suoi sensi in agguato. Divario che determina la “fatica del pittore”, il tormento dell’artista che si manifesta attraverso un groviglio di immagini e un alternarsi di dati naturalistici ed impressionistici.
Scoperto il realismo dello spagnolo Joaquin Sorolla, l’artista mantovano inizia a rappresentare i bagnanti. I suoi personaggi immersi nell’acqua sono avvolti da una sinfonia di colori, e sembrano intenti a cercare un attimo di tranquillità in mezzo alla natura, lontano dallo stress che caratterizza la vita quotidiana. Intraprende una battaglia personale contro il personaggio, puntando sulla presenza fisica della figura umana. C’è in questi quadri tutta la sontuosa e avida eredità di Matisse, ma anche l’incanto, la sospensione, l’ansioso stupore di Rimbaud e di Valéry.
Nei suoi scorci marini, dove l’acqua occupa interamente la tela, così come nei giardini dai cromatismi selvaggi o negli intensi, umanissimi, ritratti di animali, l’artista ricrea una natura altra, potente e suggestiva, dove la realtà si rivela un gioioso pretesto per scandagliare le forme, stravolgere i colori, scoprire giochi di luce sempre nuovi. Virtuosismi e graffi di colore ci regalano un continuo gioco tra precisione ed emozione.
Le sue grandi tele si impongono all'attenzione per la loro dirompente forza cromatica, alimentata da un continuo gioco ritmico dei colori. Le sue pennellate corpose, stese sulla tela con ampia azione gestuale, evidenziano un’impaginazione vigorosa, di notevole comunicatività.
Assolutamente da non perdere!
Claudio Malacarne - Le figure dell’ignoto
Vernissage: 18 marzo, ore 11:30
Fino al 15 aprile 2012
Presentazione a cura Floriano De Santi
Spazio Espositivo: Chiostro del Bramante
Via della Pace, Roma
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00
Per informazioni: www.chiostrodelbramante.it
www.claudiomalacarne.it
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