mercoledì 11 luglio 2012

Whitney Houston, storia della regina del soul

Voce possente, tanto da essere soprannominata The Voice, ma un’anima tanto fragile che l’ha portata a distruggersi. Neanche il talento le è bastato.
Whiney Houston è morta da sola l’11 febbraio 2012 in una stanza del quarto piano dell’hotel Beverly Hilton di Beverly Hills, dove si trovava per partecipare alle 54° edizione dei Grammy Awards.

Sebbene il primo pensiero sia stato l’overdose, visti i trascorsi burrascosi della star, che più volte è finita nel tunnel della droga e dell’alcolismo, non è stata questa la causa della sua morte. Nella sua stanza sono state rinvenute diverse boccette di pillole e una prescrizione di farmaci di cui era diventata dipendente in seguito alla forte depressione che l’aveva colpita. Sembra che sia morta per annegamento nella vasca da bagno, stordita da alcol e psicofarmaci. A dare l’allarme, il compagno della cantante Raj Jay mentre a chiedere aiuto al personale dell’hotel pare sia stato una guardia del corpo.

Raggiunto l’apice del successo tra l’80 e il 90, la Houston è nata nel New Jersey il 9 agosto 1963. Figlia di una cantante di un gruppo soul, accompagnava spesso la madre nelle sue serate, tanto da appassionarsi alla musica e ed esibirsi talvolta con lei.
Dopo l’album d’esordio, arriva anche al cinema con Body Guard insieme a Kevin Kostner di cui canterà anche la colonna sonora I will always love you, cover di Dolly Parton, un successo straordinario che sarà la colonna sonora più venduta di tutti i tempi.
La sua carriera risentirà dei problemi famigliari, che si risolveranno con il divorzio dal marito Bobby Brown, con il quale sembra avesse iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti, spesso mettendo in serio pericolo la propria vita.
In quel periodo infatti ci fu un grande cambiamento nella cantante, che continuava ad annullare date di concerti e appariva sempre più magra.
Dal 2004 iniziò ad entrare ed uscire da cliniche di riabilitazione dalla droga, ma con scarsi risultati.

Vinse numerosi premi: 6 Grammy Awards e 22 American Musica Awards. La rivista Rolling Stone le riservò un posto tra i cento cantanti più dotati di sempre.
Molti colleghi hanno dimostrato il proprio cordoglio, da Lenny Kravitz a Mariah Carrey che la ricordano come «una delle più grandi voci di sempre sulla terra».
L’artista si stava preparando al ritorno sulla scena con una nuova versione del film Sparkle, che sembra quasi la storia della sua vita: una giovane cerca di emergere come cantante insieme alle due sorelle, ma i vari drammi familiari tormenteranno la loro carriera.

Grande ritorno che però quest’artista tormentata non vedrà mai. 
A me piace ricordarla così, splendida, acclamata dal suo pubblico che sulla sua voce black amava sognare.
Whitney, I hope you're dancing with somebody…

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